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Mille e una Grotta a San Giorgio Lucano

associazione culturale

Sull'origine bizantina delle grotte

Pubblicato su 11 Novembre 2013 da Mille e una Grotta a San Giorgio Lucano

In vari paesi dell’Italia meridionale e in Basilicata particolarmente, si trovano disseminate sul territorio numerose grotte scavate nella roccia o, come a San Giorgio Lucano, nell’arenaria. Le grotte sangiorgesi sono specialmente rilevanti per numero (circa un migliaio) e per l’uso che se ne fa ancora oggi (cantine per il vino, pollai, porcili, luoghi d’incontro e, un tempo, anche abitazione). Attualmente San Giorgio Lucano costituisce il più grande insediamento di ipogei rurali tutt’ora utilizzati dell’Italia meridionale.

Le origini degli ipogei sangiorgesi restano avvolte nel mistero. Buona parte di essi sono con molta probabilità preesistenti la fondazione ufficiale del paese (1607). Si documenta in ogni caso la massiccia presenza in Lucania, di monaci bizantini, e particolarmente di basiliani che s’ispiravano alla regola di S. Basilio Magno. Tra l’VIII e l’XI secolo scapparono dalle persecuzioni iconoclaste che proibivano la rappresentazione di immagini sacre nelle chiese d’Oriente (nel 726, l’imperatore Leone III Isaurico ordinò la distruzione delle immagini sacre e delle icone in tutte le province dell’Impero bizantino). Trovarono rifugio in luoghi solitari del sud Italia, andando alla ricerca di romitori come le grotte appunto che diventarono luoghi di abitazione e di preghiera. Oltre ad utilizzare grotte naturali, scavarono nella roccia più friabile le loro celle.

Per San Giorgio Lucano, questi fatti trovano corrispondenza soprattutto con la storia della Madonna del Pantano e del culto nella Val Sarmento. L’icona della vergine fu ritrovata miracolosamente proprio in una grotta, in contrada Pantano, laddove era stata nascosta per sfuggire alla persecuzione iconoclasta. Sulla medesima grotta, negli anni, fu poi eretta una chiesetta che venne più volte ampliata e modificata nell’attuale santuario. Luogo di pellegrinaggio degli abitanti di San Giorgio e della vicina Noepoli due volte all’anno, quando il lunedì di Pasquetta la statua viene portata a spalla dal santuario al paese dove rimane fino alla prima domenica di maggio.

Il complesso rupestre sangiorgese si sviluppa su tutti i versanti cardinali. Il paese è pertanto circondato da grotte con ambienti monocellulari o bicellulari (il cosiddetto « grottino », nel quale attualmente si conserva il vino migliore). La grotta con i grottini nella parte più profonda ricordano il tipico habitat rupestre monacale.

E’ altresì curioso che anche in epoca moderna nello scavo delle grotte, si ponesse particolare attenzione a ricavare in fondo il grottino. E’ probabile che quest’affranto fosse stato ritrovato dai primi sangiorgesi che, per imitazione, pur ignorando il significato originario del “grottino”, l’hanno di continuo ricreato. Alcuni grottini a San Giorgio Lucano sono in effetti curati con aperture a finestre e rialzi che ricordano gli altari delle chiese rupestri.

La presenza di monaci basiliani in zona è inoltre comprovata dal monastero di Kyr-Zosimos fondato nel 1100, che sorgeva nell’attuale Cersosimo che confina amministrativamente con San Giorgio Lucano, e di cui oggi, non c’è più alcuna traccia. Si sa però di una pergamena datata 1063 (perg. XLVI) che riferisce che "la vedova di Giovanni, insieme ai suoi cognati Nicola e Leone, donarono al monastero la chiesetta di San Pancrazio nella contrada Appio, identificabile attualmente nella masseria San Brancato presso il ponte sul Sarmento, in prossimità di San Giorgio Lucano" (L’Antico Stato di Noja a cura di Mimmo Filomeno).

Quindi che le prime grotte scavate sul territorio attuale di San Giorgio Lucano siano opera di monaci bizantini è alquanto credibile. D’altronde, Salvatore Consentino, in “Storia dell’Italia Bizantina (VI-XI secolo)” parla del “fenomeno del trogloditismo, cioè l’occupazione o la rioccupazione di siti rupestri” e cita come “attestazioni di questi ultimi” insieme ad altri paesi della Lucania, anche “San Giorgio Lucano, lungo il fiume Sarmento”. Così come André Guillou spiega in “Culture et société en Italie byzantine (VI-XIe s.)” che “un ultimo tipo d’habitat rupestre è quello che si è fissato sul fianco delle vallate scavate dai torrenti. Se ne conoscono nella regione del medio e del basso Sinni (Roccanova, Castronovo, Senise, Sant’Arcangelo, San Giorgio Lucano, ecc.), nella Lucania”.

Nei corsi dei secoli, gli abitanti di San Giorgio hanno scavato per imitazione ulteriori grotte per farne l’uso che conosciamo oggi. Ad ogni buon conto il piccolo centro conta due centri storici. Uno ad opera degli indigeni attuali che risale a fine ‘500, l’altro davvero ante litteram nelle grotte circostanti.

Florelle Murzilli

Sull'origine bizantina delle grotte
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